Prende forma dalla necessità di popolare i pianeti della collezione “Planets”, l’onice che dalle viscere della terra suggerisce “io sono un pianeta” questa volta invita l’artista nella sua casa e rappresentarne i suoi abitanti, i suoi fluidi primordiali e le sue forme Vitali. Il processo di popolazione di Planets avviene attraverso un sistema di disegno automatico, che si propone di bypassare la componente razionale e cognitiva della psiche, al fine di accedere ad una coscienza più profonda, un substrato primordiale denominato da Jung “inconscio collettivo”.
Tale percorso esplorativo prevede un distacco momentaneo dal mondo esterno, tale da consentire ai condizionamenti mentali legati al contesto, all’esperienza e alla storia personale di eclissarsi in favore del processo in corso. È possibile sostenere tale stato d’animo per un tempo limitato, alternandolo con momenti di concreta razionalità.
Doodle Planets
La differenza sostanziale tra l’artista è il paziente affetto da psicosi, sta nella gestione e della padronanza di tale stato di dissociazione: l’artista riesce a dirigere e a canalizzare il sistema in questione, mentre lo psicotico ne viene sommerso in una sorta di naufragio della psiche. Si pone dunque come completamento della collezione “Planets”, quei pianeti dapprima così lontani sono ora fruibili attraverso una trasfigurazione che da vita al nuovo: l’artista ha attraversato il portale, e nel suo soggiorno nei vari pianeti, ha rappresentato quanto ha potuto osservare.